DIARIO DEI VIAGGI
Cuba: un viaggio… nel tempo!
Non è per niente facile parlare di Cuba. Negli occhi ho ancora il verde della sua natura, le palme e i carretti lungo la strada, i treni a vapore ancora perfettamente funzionanti, il canto dei galli al mattino, la musica nell'aria, tra le strade, nelle auto e sui balconi dei fatiscenti palazzi del centro dell’Avana, i visi cotti e segnati della gente, un popolo sempre sorridente e incredibilmente spensierato, il colore del mare, le scorpacciate di aragoste, e le pazzesche Chevrolet di 60 anni fa!
Appare come il set di un vecchio film, invece è un posto vero, con la sua vita: colorata, sgarrupata, inventata, sognata, sofferta, bevuta, suonata, cantata e ballata.
Auto degli anni ‘40, treni a vapore, carrozze e cavalli, i venditori di formaggi locali che fermavano le pochissime auto nel bel mezzo delle dissestate autostrade, la quasi totale assenza di prodotti confezionati e le botteghe che vendono riso, farina, legumi, cereali, carne, frutta e pesce con tanto di “antica” bilancia a due piatti, la registrazione delle carte di credito con il vecchio sistema della carta copiativa e le agenzie di viaggi che per bloccare una stanza usavano il telefono piuttosto che internet!
Ma anche la difficoltà nel trovare i bancomat, che scarseggiavano all’Avana e quasi scomparivano in tantissime altre località dell’isola, e scoprire che molte carte di credito, prime fra tutte le americanissime MasterCard e Maestro qui erano solo degli inutili pezzi di plastica! Insomma il motto “per tutto il resto c’è MasterCard” nell’isola di Castro proprio non funziona!
E tutto questo non è sinonimo di povertà e nemmeno di arretratezza, si tratta semplicemente di un posto dove il tempo, per vari motivi, è stato letteralmente congelato al 1959 !
L’arte di utilizzare quello che già hanno, aggiustare le auto, risistemare le case, che usualmente non vengono ristrutturate dagli anni ‘50, in un certo senso ha creato una cultura avversa allo spreco e allo sperpero di ogni cosa, dalle auto ai vestiti, dal territorio all’alimentazione.
E un po’ per imposizioni dettate dalla storia, da quell’embargo statunitense che va avanti ininterrottamente dal 1962, e un po’ per i valori diffusi dai capi della rivoluzione, Castro e Guevara, quest’isola nel bene e nel male vive quasi totalmente fuori dal mondo. Una tragedia? Non direi.
Magari l’uomo solo se isolato riesce a capire quello di cui veramente ha bisogno e di cosa necessita per essere realmente sereno e felice.
E quindi gli i-Phone, i McDonald e la Coca-Cola qui proprio non esistono e vendono ancora le TV col tubo catodico a diverse centinaia di euro, per non parlare del prezzo dei primissimi modelli di TV LCD, e gli scaffali dei supermercati sono miseramente desolati. Ma tutto ciò è proprio un male?
La vita scorre lenta e sana, si mangiano quasi esclusivamente prodotti locali, niente cibi confezionati, niente cibi che hanno subito lunghi e artificiali processi industriali, niente coloranti e niente artefatti guazzabugli chimici che noi invece ingurgitiamo con una naturalezza disarmante, niente cibi che vengono dall’altra parte del mondo per assurde dinamiche economiche, e tutto questo fa si che Cuba sia uno dei paesi con la più alta aspettativa di vita media al mondo, addirittura secondo in tutto il continente americano, superato dal Canada, ma poco sopra gli Stati Uniti d’America!
E un simpatico esempio di questo incredibile record potrebbe essere il famoso Compay Segundo dei Buena Vista Social Club, che teneva concerti cantando e ballando sul palco fino all’età di 95 anni, o la nonna dello stesso artista morta addirittura all’età di 116 anni!
E’ incredibile come un posto definito del “terzo mondo” possa avere una aspettativa di vita superiore a quella del paese più ricco del mondo!
Noi paesi del “mondo industrializzato” dopo esserci fatti del male da soli per decenni adesso scopriamo i prodotti “bio” e lo “slow food”, e invece quella fortunata isola dei caraibi qual è Cuba, è stata involontariamente e paradossalmente costretta dal mondo capitalista a “vivere bene”!
Non hanno molto, le case sono molto semplici e spartane, ma non esistono i barboni, e diventa quasi poetico vedere spesso i ragazzini per le strade del centro dell’Avana che giocano a baseball o a calcio con porte improvvisate ovvero i piedistalli d’acciaio delle bancarelle che venivano spostati al passaggio di ogni auto!
La notte le strade non sono molto illuminate, ma in fin dei conti questo non è un grosso problema data la quasi assenza di criminalità, e se il pericolo più grosso diventa stare attenti a non pestare niente di sgradevole, quella penombra rende ancora più affascinanti le divertentissime notti cubane.
Certo la rivoluzione castrista ha fatto la sua parte, dando vita ad un esempio sociale direi assolutamente unico al mondo! Vi è qui infatti una strana, insolita e affascinante forma di “socialismo caraibico”, che ci fa capire senza ombra di dubbio che personaggi come Che Guevara e Stalin rappresentano in realtà due mondi totalmente diversi!
Questa necessità di etichettare per forza la realtà dei fatti in una ideologia (in questo caso quella comunista) io la definirei una sorta di oppio dei colti, poiché credo sia necessario sempre contestualizzare, e in particolar modo in questo caso, le ideologie e i valori in funzione di un luogo con determinate caratteristiche socio-culturali, e di un preciso tempo storico!
Altrimenti poi si finisce per far diventare uno straordinario personaggio, un rivoluzionario puro, che dovrebbe essere d’esempio per tutti i popoli di tutto il mondo, come Ernesto Rafael Guevara De la Serna, la sbagliata icona di una sola parte politica.
Certi ragazzotti, che si professano pacifisti e mal digeriscono qualsiasi forma di patriottismo, che dalle nostre parti girano sfoggiando quella famosa maglietta col ritratto del “Che” comprata in qualche negozio chic, mi dovrebbero spiegare cosa centrano col loro credo frasi come "Patria o Muerte!" e "Credo nella lotta armata come unica soluzione per i popoli che lottano per liberarsi!"
Un personaggio, il “Che”, mito controverso in tutto il mondo, che qui a Cuba è invece, giustamente, il mito per eccellenza! L’uomo che col suo incredibile disinteresse per il potere ha indicato la strada facendo alzare la schiena ad un popolo intero.
Pertanto nell’isola costretta all’autosufficienza è stato importante valorizzare le campagne rispettando i cicli della natura, senza cadere nella mostruosità della coltivazione intensiva.
Ma nonostante ciò, come può un popolo con uno stipendio medio di 20 euro al mese, vivere senza problemi? Con un paio di trucchetti sociali ed economici che dalle nostre parti non sono consentiti. Innanzitutto da queste parti non devono rispettare regole economiche assurde come le quote di produzione che portano alla distruzione, in Italia e in Europa, di gigantesche quantità di cibo per volere del Dio Mercato! Inoltre, si sembra incredibile, ma a Cuba esistono due monete: i Pesos Nazionali e i Pesos Convertibili.
La prima è quella con la quale lo stato paga gli stipendi e i sussidi, e viene usata dai cittadini cubani per comprare tutti i beni di prima necessità, senza stringere la cinghia, considerando anche che istruzione e sanità (Cuba gode di uno dei sistemi sanitari più progrediti e funzionali del mondo, e in tutto il continente americano è superato solo da Canda e Stati Uniti) sono completamente gratuiti! La seconda, i Pesos Convertibili ovvero i cosiddetti CUC, è la moneta riconosciuta fuori da Cuba, quella che usano i turisti e con la quale si possono comprare beni non destinati ai cittadini cubani oppure beni di importazione. Ad esempio quasi tutti i servizi per i turisti, come il noleggio auto o i pernotti negli hotel, sono statali, con prezzi imposti e senza alcun sistema concorrenziale, rivolti esclusivamente al turismo esterno, e pertanto hanno costi assolutamente non in linea con la normale vita cubana. E’ ovvio che tutto ciò che deriva dal mercato locale può essere comprato a prezzi vantaggiosissimi, viceversa quei pochissimi beni importati a volte hanno prezzi anche superiori a quelli italiani!
A tutto ciò si aggiunge poi l’allegria, la creatività, la spensieratezza e l’accoglienza di un popolo veramente magico e vero!
E se non c’è la possibilità di dare un’automobile a ogni cubano o creare un sistema di trasporto pubblico efficientissimo ecco che l’autostop diventa legalmente regolamentato: molti gli autostoppisti sulle autopiste poiché è obbligatorio per legge, se si è nelle possibilità di farlo, oltre ad essere una comune e gradevole usanza, dare un passaggio ai propri concittadini! Quasi un modo di aiuto fraterno fra la gente di uno stesso popolo per non far pesare molto il fatto che non tutti hanno la fortuna di disporre di un’autovettura personale!
Ogni città o piccolo paese ha i suoi Club Sociali e le Case della Musica, luoghi di aggregazione attorno alla musica, alla danza e all’arte in genere, agli hobby e allo sport, e perché no anche attorno ad una fumata di qualche ottimo Cohiba!
I sigari appunto, che oltre il caffè, lo zucchero di canna e il Rum (il famoso Havana Club per citarne uno) sono uno dei simboli più famosi di Cuba, e lavorare nelle fabbriche dei Partagas, Hoyo de Monterrey, Romeo y Julieta, Montecristo e Cohiba (che poi è la stessa ditta statale che fa tutte le varie marche di sigari, che si differenziano tra loro per gusto e qualità delle foglie, tutti rigorosamente lavorati a mano durante l’intero processo di produzione!) è molto ambito tra i giovani cubani che vedono in questo un lavoro di grosso prestigio poiché la loro manodopera raggiungerà tutti gli angoli del mondo!
C’è da dire, il che è molto simpatico che avvenga in un regime cosiddetto totalitario, che i sigari scartati, spesso quasi ottimi, vengono venduti dagli stessi lavoratori sotto banco! Insomma per fare una battuta sembra quasi una dittatura soft dal sapore partenopeo!
E’ vero che il regime spesso è abbastanza soft, ma i controlli ci sono e come, i mille occhi dei castristi raggiungono chiunque e magari chiudono un occhio per chi alla fine dei conti anche infrangendo qualche legge non fa niente di grave.
Tutti i cubani, specialmente coloro che svolgono attività più o meno private a contatto con i turisti (proprietari di case particular che affittano camere ai turisti, guide più o meno autorizzate, tassisti, ecc…) e non solo, sono totalmente controllati dal Governo di Castro, infatti nell’isola sono presenti oltre alla normale polizia una miriade di agenti segreti e spie che danno la possibilità al Governo di sapere veramente tutto di tutti!
Ma quest’ideologia, diciamo di lieve stampo socialista, spesso raggiunge degli eccessi al limite dell’ilarità.
Specialmente in hotel ho potuto notare i lavoratori che si dividevano le mansioni in maniera quasi schizofrenica poiché c’era un addetto a portare l’acqua ed un altro a portare la sedia, uno agli asciugamani e un altro al sapone: un socialismo che così assicura un lavoro per tutti, ma che nei risultati non mi infastidiva poi tanto per la lentezza del servizio poiché riusciva a strapparmi enormi sorrisi!
Ad ogni modo, un po’ per il carattere del popolo, un po’ per un sistema nel quale manca totalmente la corsa all’arricchimento personale, e un po’ per i mille occhi del regime, l’isola di Cuba è uno dei posti più tranquilli del mondo, con un tasso di criminalità quasi inesistente, e questo ti permette (e io direi ti obbliga) a viverlo in totale autonomia, senza guide turistiche e allontanandoti dalle principali mete del turismo di massa come la blasonata Varadero. E’ doveroso per respirare appieno la magia del posto e conoscere la vera Cuba, soggiornare presso alcune delle tante case particular, case private dei cittadini cubani all’interno delle quali vengono fittate camere ai turisti a prezzi imposti dallo stato che vanno dagli 8 ai 10 euro a notte.
Belle, accoglienti, e soprattutto vere, dove spesso i proprietari diventavano i tuoi nuovi amici dopo pochi minuti. Mi ricordo quando all’Avana, appena arrivato, già mi sentivo chiamare dal balcone <>, proprio così, mi chiamavano dal balcone del terzo piano per lanciarmi le chiavi per aprire il portone!
Già, L'Avana, una città decadente e vitale, che ti agguanta e ti culla. Molto difficile da descrivere, ma sicuramente piena dei più internazionali simboli di Cuba, come l'Avana Vieja, brulicante di locali, di vita e piena di bellissimi edifici storici, dove non è difficile imbattersi in un mercatino dell’usato per comprare dei cimeli straordinari (come ho fatto io), dalla rivista “Life” del 1937 al disco in vinile di “Thriller” di Michael Jackson, del 1983, pubblicato in Bulgaria durante il regime comunista!
Come il famoso lungomare Malecon, o i locali preferiti da Eminghway: il Floridita, il bar dove fu inventato nel 1930 il Daiquiri Frozen e la Bodeguita del Medio, il bar dove nel 1960 fu inventato il Mojito! E ancora il Capitolio Nacional, la Catedral de San Cristobal de la Habana, la Fondazione Havana Club, la fabbrica dei sigari Cohiba, la Plaza de La Revolution con il suo monumento nazionale a Che Guevara, i simpaticissimi Coco-Taxi e l’immancabile Casa de la Musica de la Habana!
E poi uno dei luoghi più fotografati della città, l’Hotel Nacional de Cuba: il famoso e lussuoso hotel degli anni ´30, oggi patrimonio Unesco, che in passato ha ospitato tra le tante personalità anche Frank Sinatra, Ava Gardner, Rocky Marciano, John Wayne, Gary Cooper, Marlon Brando ed Ernest Hemingway, e famoso anche perchè, come ricordato nel film “Il Padrino parte II”, qui avvenne nel ´46 il famoso summit tra i Boss italo-americani Lucky Luciano, Santo Trafficante, Frank Costello e Vito Genovese!
Pertanto per girare l’isola in totale libertà è necessario noleggiare un auto, beh anche se qui i navigatori non esistono, poiché i satelliti che trasmettono il segnale GPS sono tutti americani, non abbiate paura di perdervi, con un po’ di fortuna potreste incontrare qualche simpatico cubano che vi accompagna, senza pretendere nulla, magari solo un vostro sorriso, dal caotico centro dell’Avana fino all’ingresso dell’autopista!
Problemi di parcheggio ce ne sono pochi, e spesso ti fanno credere che sia necessario pagare qualcuno la notte per “custodirti” l’auto! Considerando che a Cuba nessuno ruba veramente nulla, l’auto presa a noleggio da una agenzia statale è veramente l’ultima cosa che un cubano possa pensare di rubare, vabbè diciamo che è una simpatica trovata per spillare ai turisti 80 centesimi di euro a notte, considerando che l’auto non viene messa in un parcheggio ma rimane li dov’è e il tipo ti fa credere di rimane tutta la notte li a guardarla!
Se poi girando l’isola, tra piccolissimi paeselli e rigogliose vallate, capitate in qualche sperduta campagna e veramente non sapete dove andare tra strade sconnesse e segnaletiche inesistenti allora ci sarà qualche allegro contadino che sarà felicissimo di darvi tutte le informazioni per il solo gusto di farsi una chiacchierata ogni tanto con qualche turista, e chiedere qualche informazione del mondo!
Gente straordinaria veramente. Non potrò mai dimenticarmi un simpaticissimo aneddoto che mi capitò nella meravigliosa Trinidad de Cuba. Regalai una Polo di Calvin Klein ad una sarta che lavorava in una bottega della città, ricevendo in cambio una collanina fatta a mano utilizzando semi di anguria e ceci. Nel prendere la polo firmata le indicai ingenuamente la firma per farle capire che le stavo regalando una cosa buona, ma lei non avendo mai sentito parlare di questo Calvin Klain e non capendo cosa volessi dimostrare, come se le stessi indicando un difetto dell’indumento, mi rispose con un inaspettato “Ok, no problem!”.
Sembra una sciocchezza ma è stato veramente bellissimo!
Trinidad poi, a parte questo, è un luogo veramente magico!
E’ una città vissuta nell’isolamento essendo stata a lungo collegata al resto di Cuba solamente da poche strade sterrate e dalle barche che raggiungevano il porto di Cienfuegos fino agli anni ‘50. In questo isolamento sta la ragione principale dello straordinario aspetto coloniale della cittadina, la meglio conservata di tutta l'America Latina!
I suoi colori, le strade lastricate di ciottoli, le piazze dense di vita e la musica ovunque, gli arredamenti delle sue case coloniali, tutto ciò crea un’atmosfera quasi magica e fa di Trinidad una perla sospesa nel tempo!
E’ qui che ho avuto la fortuna di fare le mie prime scorpacciate di aragoste della mia avventura cubana, poiché a pochi chilometri dalla città si trova La Boca, un villaggio di pescatori difronte ad uno specchio d’acqua ricchissimo di aragoste!
La puoi mangiare in un ristorante spendendo circa 6 o 7 euro oppure chiedere al padrone della tua casa particular di andare a comprarla direttamente dai pescatori a circa 2 euro e farti preparare una intera cena con una aragosta da 800 gr. a testa per circa 7 euro.
Ma per quanto prelibata e deliziosa, l’aragosta non è l’unica specialità dell’isola caraibica: imperdibili le fettine di platano fritto (banana fritta), i moros y cristianos (riso bianco con fagioli neri), l’empanada, le tantissime specialità di mare e gli immancabili cocktail come i più blasonati Daiquiri Frozen e Mojito, oppure la tipica Canchanchara (miele, limone, acqua, ghiaccio e brandy) inventato proprio nell’omonimo locale di Trinidad!
Ma se un viaggio a Cuba, a differenza di altre località tropicali, non è solo mare, anzi ridurre la vacanza alla settimana organizzata in un villaggio a Varadero è veramente un delitto mostruoso per l’intelletto, poiché si perde la possibilità di visitare e vivere un paese veramente unico al mondo, ovviamente le tante e bellissime spiagge caraibiche qua e la lungo l’isola cubana sono anch’essi degli spettacoli imperdibili.
Tra i posti più belli ci sono i famosi cayos (piccoli isolotti corallini pianeggianti e sabbiosi) dell’arcipelago Jardines del Rey, tra cui i più famosi sono Cayo Coco e Cayo Guillermo. Questi cayos, formati nella parte interna da mangrovie e ampie paludi popolate da iguane e da fenicotteri rosa, e delimitati sul lato settentrionale da decine di chilometri di spiagge con la sabbia color borotalco, altissime palme e acque cristalline e turchesi, sono fra i luoghi più selvatici, naturali e meglio conservati di Cuba!
Per concludere, forse è proprio una frase del “Che” che riesce a riassumere con non poca amara ironia e pungente critica nei confronti della nostra società, il segreto della straordinarietà di questa terra, e che ci fa pensare alla possibilità di attribuire altri significati alle parole ricchezza e povertà:
“Mi rendo conto di aver maturato in me qualche cosa che da tempo cresceva nel frastuono cittadino: l'odio per la civiltà, la rozza immagine di persone che si muovono come impazzite al ritmo di quel tremendo rumore.”
(gennaio 2013)
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